|
ASPETTI CULTURALI DELLA TRADIZIONE DELLA "ZAMPETTA" O DELLA "PASQUETTA"
Di Giuseppe Iacorossi
La tradizione della Zampetta e della Pasquetta consiste nel passare di casa in casa cantando la canzone della Pasquetta le cui strofe rimate ricordano il Natale appena passato e altre strofe che si compongono e si aggiungono mentre si canta. Alla fine della canzone si augura una Buona Pasqua e una Buona Epifania e si chiede a gran voce il dono di una zampetta di maiale.
La mattina della festa dell’Epifania, il sei di gennaio, alle ore 11.00 il parroco della parrocchia di Castelluccio celebrava una solenne messa a cui partecipavano tutti, più numerosi del solito erano gli uomini rimasti al paese. La maggior parte degli altri uomini erano a maremma con le pecore. Il motivo di questa folta presenza di uomini alla Santa Messa dell’Epifania scaturiva dal fatto che durante l’omelia il parroco comunicava alla comunità la data della prossima Pasqua e di conseguenza delle altre ricorrenze e feste religiose, come la Pentecoste, l’Ascensione, il Corpus Domini. La data della Pasqua, varia di anno in anno secondo i cicli lunari, cade infatti la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Fino a metà degli anni cinquanta del secolo passato, solo pochissimi avevano la possibilità di avere appeso in casa un calendario. Agli uomini non importava particolarmente assistere al rito religioso ma a loro interessava sapere la data della prima luna piena di primavera in quanto da quel particolare ciclo lunare iniziavano le semine di primavera, in particolare la semina della lenticchia, il ritorno della bella stagione e con essa il ritorno in montagna di tutti i pastori e le loro greggi che avevano passato l’inverno nelle maremme. Finita le Santa Messa usciti nell’antistante piazzetta gli uomini, in particolare quelli più anziani, iniziavano a fare degli strani conteggi per stabilire con precisione la “patta della luna”, mentre quelli più giovani e giovanissimi chiedevano insistentemente quando era l’ultimo giorno di Carnevale. Dopo che tutti si trovavano d’accordo sulle date che regolavano la vita del paese e dopo che tutti si dichiaravano d’accordo con i conteggi fatti ci si incamminava verso casa per il pranzo ma prima ci si accordava per andare tutti insieme, nel primo pomeriggio, a cantare per le vie del paese la Pasquetta e a chiedere una “zampetta” di maiale di casa in casa. Nel primo pomeriggio, ragazzi, bambini e uomini, tutti equipaggiati con strumenti musicali di varia natura; flauti, cimbali, corni, organetti, piatti, cunarelle, trombette di sorefa e salvastrello, ci si trovava alla Piazzetta del paese poi tutti insieme si iniziava il giro. Chi non aveva strumenti musicali da suonare veniva dotato di un sacco di canapa dove mettere le zampette che si ricevevano, altri con dei cesti di vimini dove mettere le uova che si ricevevano in dono, al più fidato del gruppo veniva consegnata una cassettina per raccogliere le offerte in danaro. Qualcuno della comitiva si travestiva da Befana o da Carnevale con stracci colorati parrucche posticce baffoni e fuliggine del camino spalmata in faccia. Il capo gruppo di solito era il gestore dell’osteria. Appena pronti si iniziava il giro partendo dalla casa più lontana e isolata di Castelluccio. La comitiva al completo, si schierava davanti alla porta della casa e al via dell’improvvisato direttore d’orchestra si intonava la canzone della pasquetta, contemporaneamente ognuno iniziava a suonare il suo strumento cercando di seguire un unico ritmo, ma difficilmente ci si riusciva. Dopo qualche minuto di suoni, canti e confusione, la padrona di casa compariva sull’uscio con in mano un “bucale” di vino e dei bicchieri. Offriva da bere a tutti poi da sotto “lu sinale” tirava fuori una zampetta di maiale, oppure delle uova, o un offerta in danaro. Durante l’offerta la comitiva augurava una Buona Pasqua e una Buona Epifania e s’incamminava verso la casa successiva. A fine giro, come possiamo immaginare, alcuni erano brilli, altri completamente ubriachi ma tutti allegri ed euforici per le abbondanti zampette e uova ricevute. Le zampette le uova e le offerte venivano prese in consegna dall’oste. L’oste le puliva le spelava per bene e ci preparava una cena. La cena doveva essere completamente a base di zampette cucinate in vari modi. Di solito la cena della zampetta si consumava, nella sala dell’osteria, le sera de di San’Antonio Abate protettore degli animali che cade il 17 gennaio, che è anche la data d’inizio del Carnevale, quindi quella sera si faceva una grande baldoria con canti (sbrinzi) e sfide in ottava rima tra i più quotati poeti presenti alla cena. L’usanza consentiva la partecipazione alla cena di una persona per famiglia, più tutti quelli che avevano partecipato al giro. Ogni commensale doveva portarsi l’occorrente per mangiare, forchetta coltello piatto bicchiere e pane. I nonni potevano portarsi i nipotini ma questi dovevano mangiare nel piatto insieme al nonno. Ai ragazzini che partecipavano alla cena andava in dono l’osso più lungo della zampetta con il quale si costruiva, con l’aggiunta di un pezzo di spago passato per un foro fatto al centro dell’osso, una girella con la quale giocare e gareggiare con gli altri bambini. Nella gara delle girelle vinceva quello che riusciva a far girare più velocemente l’osso e farlo fischiare. Questa usanza è stata rispettata tutti gli anni, a volte in pochi a volte in tanti ma è stata sempre onorata. Da molti anni la questua della Zampetta e la cena della Zampetta si celebra nei primi giorni di Gennaio.
Da dopo il terremoto del 30 ottobre 2016 la Pro Loco organizza la cena della zampetta fuori da Castelluccio in quanto al paese non ci sono più locali agibili.
LA PASQUETTA CASTELLUCCIANA
Nu scimo venuti con bona creanza
sicunnu l'usanza la pasqua a canta'
sicunnu l'usanza la pasqua a canta'
Cè lannu lasciatu li nostri antenati
noi siamo obbligati la Pasqua canta
noi siamo obbligati la Pasqua canta
Ciavemo un compagno forzuto e rubustu
piateve gustu a fallu crepa
piateve gustu a fallu crepa
Ciavemo un compagno ce porta la gobba
un monte de roba la dentro cevà
un mondo de roba la dentro cevà
Se le galline fedasseru l'ova
almeno cent'ova portatece qua
almeno cent'ova portatece qua
Se le galline si sono pelate
sarcicce e salame portatece qua
sarciccie e salame portatece qua
La la cantina cè stà la polenta
lu cece la lenta che a nui non cè fa
lu cece la lenta che a nui non cè fa
jò lu stallittu cè stà lu purchittu
cè stà lu purchittu che cè da mmazza
cè stà lu purchittu curite a mmazza
Se lite ammazzatu va propriu a pennello
che mmò nfegatellu me vatu a magmà
che mmò nfegatellu me vatu a magnà
Se so cotte le sacicce butta giù li fegatelli
lu bambinu stà a Biselli
a momenti arriva qua
E la la stalla nasce' lu bambinu
nasce puvirittu nasce pe pena'
nasce puvirittu nasce pe pena'
La da na parte c'e' sta' San Giuseppe
raccojie le zeppe pe' fallu scalla
raccojie le zeppe pe fallu scalla
Poi c'e' la Madonna lu mmocca lu nanna
jie fa ninna nanna jiè da lu coccò
jie fa ninna nanna jiè da lu coccò
E li pastori contenti e giujusi
je portano doni lu sto' a festeggia'
je portano doni lu sto' a festeggia'
Per lui dall'oriente i Magi in cammino
il Redentore divino per poterlo adorà
il Redentore divino per poterlo adorà
Se ci date una zampetta
non c'emporta se piccoletta
me la porto a casa mia, viva Pasqua e Bifania.
Se ce date na forma de casciu
me cè faccio li maccaruni
me li porto a casa mia
viva Pasqua e Bifania.
Ricostruita grazie alle indicazioni delle sorelle Quartina e Quintilia B.